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Sunday, Mar 09, 2025

Franco Muto, il 'Re del Pesce', Sottoposto agli Arresti Domiciliari

Franco Muto, il 'Re del Pesce', Sottoposto agli Arresti Domiciliari

Il boss 'ndrangheta ottantaquattrenne Franco Muto torna agli arresti domiciliari dopo una lunga battaglia legale sulla sua incarcerazione.
Franco Muto, un ottantenne e presunto leader della 'ndrangheta a Cetraro, Calabria, è stato posto agli arresti domiciliari dopo la sua liberazione dal carcere.

Muto, comunemente noto come il "Re del Pesce", sta scontando una pena di 20 anni per associazione mafiosa, ma gli è stata concessa la restrizione domiciliare per motivi di età e salute.

Questo ultimo sviluppo segna un significativo cambiamento in una saga legale che è iniziata nel 2023 quando Muto ha ricevuto per la prima volta il permesso per gli arresti domiciliari.

Tuttavia, questa decisione è stata revocata dal Tribunale delle Misure di Sicurezza di Catanzaro.

A seguito di un ricorso, la Corte Suprema ha recentemente annullato questa sentenza, portando a una nuova valutazione del suo caso, che ha reso necessario un ritorno alla fase procedurale iniziale.

Muto è considerato uno dei capi più longevi della 'ndrangheta, a capo di un clan piccolo ma formidabile che ha difeso strenuamente il suo territorio e i suoi interessi.

Le indagini da parte dei pubblici ministeri anticamorra lo hanno a lungo implicato in vari traffici criminali.

Si dice che dominasse il mercato del pesce, un settore economico cruciale, e che avesse espanso l'influenza del suo clan nel turismo e negli appalti pubblici, facilitato da contatti nel mondo degli affari e della politica locale, con numerosi funzionari presumibilmente a libro paga del clan.

Rimangono domande sul legame di Muto con quella che è stata definita la "‘ndrangheta Invisibile", il massimo livello di potere all'interno della mafia calabrese responsabile delle decisioni strategiche che influenzano l'intera organizzazione.

Le testimonianze di diversi informatori suggeriscono che ha partecipato a incontri ad alto livello che hanno determinato il coinvolgimento dei clan calabresi in ampi atti di violenza in tutta Europa.

Inoltre, Muto è stato collegato allo scandalo delle "Navi di Veleno", nel quale navi cariche di rifiuti tossici e potenzialmente radioattivi sarebbero state affondate al largo della costa calabrese attraverso accordi segreti che coinvolgevano agenzie di intelligence.

Francesco Fonti, un informatore controverso, è stato il primo a divulgare informazioni su queste attività.

Nonostante riconosca la sua partecipazione in varie operazioni mafiose, le indagini finora non hanno prodotto risultati sostanziali.

Ogni volta che le indagini sono state riaperte, sono emersi errori significativi, omissioni inspiegabili e incidenti misteriosi che hanno messo a tacere potenziali testimoni, lasciando irrisolto il problema delle navi affondate.

L'assassinio di Giannino Losardo, un funzionario municipale di Paola, aggiunge un ulteriore strato di complessità alla narrazione di Muto.

Losardo, un ex sindaco e membro del partito Comunista, era stato vocalmente critico nei confronti del clan Muto negli anni '80, un'epoca in cui discutere della 'ndrangheta era un tabù.

Fu colpito da diversi proiettili in rappresaglia per la sua posizione anti-mafia e riuscì a identificare i suoi assalitori prima di soccombere alle ferite.

Muto è stato identificato come il principale sospettato nell'orchestrazione di questo attacco.

Persistono le speculazioni sugli interessi dietro l'assassinio, inclusa l'intenzione di eliminare un amministratore locale che ostacolava certe attività illecite e il segretario di un pubblico ministero che garantiva l'integrità del sistema giudiziario.

In un'intervista passata, il figlio di Losardo espresse incertezza riguardo ai legami diretti tra le attività politiche del padre e le imprese criminali della mafia, notando l'assenza di indagini approfondite su potenziali collegamenti.

Sono emersi anche rapporti sui legami del clan con la politica locale e persino con funzionari giudiziari nel corso degli anni; tuttavia, queste accuse non sono progredite in inchieste formali.

Muto è stato assolto da varie accuse durante processi che si sono protratti per oltre quattro decenni, e la comunità di Cetraro continua a confrontarsi con il silenzio che circonda queste questioni.
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