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Sunday, Jun 08, 2025

Le ambizioni dell'Italia nei data center: una nuova frontiera per gli investimenti tecnologici

Come l'Italia mira a diventare un importante hub di dati con un investimento di 10 miliardi di euro e una legislazione innovativa.
In una mossa audace per consolidare la sua posizione come potenza tecnologica europea, l'Italia si appresta ad accogliere oltre 10 miliardi di euro in investimenti nei data center entro i prossimi tre anni.

I giganti della tecnologia, da Microsoft ad Amazon, insieme a consorzi di piccole e medie imprese, stanno guidando questa carica, trasformando il paesaggio per accogliere le crescenti esigenze di intelligenza artificiale, elaborazione di big data e servizi cloud.

Uno sforzo legislativo bipartisan, che si prevede verrà approvato nei prossimi mesi, mira a snellire gli ostacoli burocratici e a rinvigorire la riqualificazione industriale, soprattutto nel sud e nelle isole, dove gli spazi inutilizzati sono stati meticolosamente catalogati.

Le proiezioni attuali dell'Associazione Italiana Data Center (Ida) suggeriscono che il 2023 vedrà il valore di mercato dei data center italiani raddoppiare, salendo da circa 600 milioni di euro a oltre 1,2 miliardi di euro.

Questo aumento è in linea con una previsione di 100.000 nuovi posti di lavoro entro il 2028, guidato da 50 nuovi progetti in programma per essere completati entro il 2026 e 83 nuovi siti che debutteranno quest'anno.

Notoriamente, una parte significativa di questi investimenti—circa il 10-15%—è destinata a infrastrutture in grado di supportare l'intelligenza artificiale, segnando un cambiamento fondamentale dato che attualmente l'Italia manca di tali strutture.

A livello globale, l'industria dei data center è destinata a una crescita sostanziale, raggiungendo un valore stimato di 460 miliardi di dollari, un aumento del 60% alimentato da investimenti significativi come l'impegno di 80 miliardi di dollari di Microsoft solo quest'anno.

In Italia, tuttavia, la maggioranza dei data center esistenti è di piccole e medie dimensioni, insufficienti per le crescenti esigenze tecnologiche, come identificato dal Politecnico di Milano.

Pertanto, i principali attori come Amazon e Microsoft stanno investendo pesantemente, con Amazon che dichiara la sua iniziativa da 1,2 miliardi di euro come di interesse nazionale.

Man mano che i mercati del Nord Europa si saturano, l'attenzione si sposta su nazioni del Mediterraneo come l'Italia, una potenzialmente redditizia alternativa con spazi industriali non sfruttati.

Tuttavia, il consumo energetico rimane una sfida critica.

I data center irlandesi, ad esempio, hanno consumato fino al 21% dell'elettricità del paese, un monito per l'Italia mentre si muove per garantire la stabilità della rete.

Al cuore delle iniziative legislative ci sono diverse proposte da parlamentari di tutto lo spettro politico.

Giulia Pastorella di Azione ha richiesto un codice Ateco dedicato per definire le operazioni dei data center, completato da un quadro di pianificazione urbanistica e processi di autorizzazione semplificati.

Echeggiato in proposte simili da altri partiti, queste misure mirano a proteggere le infrastrutture mantenendo un equilibrio economico e ambientale.

Tuttavia, le questioni di sostenibilità gettano un'ombra.

I grandi data center possono richiedere fino a 1,7 milioni di litri d'acqua al giorno, contribuendo significativamente alle emissioni di CO2.

Bilanciare le esigenze energetiche senza aumentare l'impronta di carbonio definirà quindi il successo dell'Italia in questa rivoluzione digitale.
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