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Sunday, Mar 09, 2025

La sentenza della Corte Suprema ordina un risarcimento per i migranti della Diciotti

La sentenza della Corte Suprema ordina un risarcimento per i migranti della Diciotti

La Corte Suprema Italiana ha emesso una sentenza a favore dei migranti bloccati a bordo della Diciotti, riaffermando la responsabilità del governo per il loro trattamento.
Il 7 marzo 2025, la Corte Suprema d'Italia, attraverso le sue sezioni unite, ha accolto un caso presentato da un gruppo di migranti a cui era stato negato lo sbarco dalla Diciotti, una nave della Guardia Costiera, tra il 16 e il 26 agosto 2018. Questa sentenza impone che il governo italiano debba risarcire i migranti per danni non patrimoniali dovuti alla loro privazione della libertà durante l'incidente.

La decisione della corte ha generato un significativo dibattito politico, in particolare tra funzionari del governo.

Uno dei migranti colpiti dalla situazione, un uomo eritreo attualmente residente nel Regno Unito, ha espresso il suo desiderio di giustizia piuttosto che di risarcimento finanziario.

Ha comunicato al suo avvocato, Alessandro Ferrara, che la sua principale preoccupazione è la verità riguardante gli eventi che si sono svolti, sottolineando l'affermazione secondo cui le azioni governative durante quel periodo erano ingiuste e violavano diritti fondamentali.

Ha dichiarato: "Eravamo e siamo persone innocenti."

La sentenza della Corte Suprema è stata oggetto di aspre critiche da parte di vari esponenti politici, in particolare di Matteo Salvini, che era Ministro dell'Interno al tempo degli eventi.

Salvini ha sostenuto che la decisione della corte mina le azioni del governo, che a suo dire erano motivate dalla necessità di gestire l'immigrazione in modo efficace.

Ferrara, rappresentando il migrante, ha osservato che la corte ha confermato principi giuridici esistenti, rifiutando specificamente l'idea che il diniego del governo di sbarcare potesse essere classificato come un atto politico esente dal controllo giudiziario.

La sentenza di 37 pagine della corte chiarisce che il rifiuto di consentire ai migranti di sbarcare per un periodo prolungato non può essere considerato un atto al di fuori del controllo giudiziario, specialmente quando influisce sui diritti fondamentali.

I giudici hanno sottolineato che l'obbligo di fornire assistenza in mare è un principio ben consolidato sia dal diritto internazionale che da quello nazionale, fungendo da norma fondamentale nelle convenzioni marittime e rappresentando un dovere legale per qualsiasi entità consapevole di una persona in pericolo in mare.

In parallelo, la sentenza ha scatenato immediati contrasti politici, in particolare da parte del Primo Ministro Giorgia Meloni, che ha condannato la decisione come un uso ingiustificato di denaro pubblico.

Ha criticato la presunzione di danno riconosciuta dalla corte, affermando che contraddice i quadri giuridici stabiliti.

Meloni ha espresso la sua frustrazione per le implicazioni della sentenza sulle finanze pubbliche, suggerendo che non risuona con i cittadini.

Inoltre, il membro del partito Lega Andrea Crippa ha etichettato la decisione della corte come scioccante e economicamente gravosa per il pubblico.

In risposta, Margherita Cassano, prima presidente della Corte, ha affermato che, sebbene le decisioni giuridiche siano soggette a critica, insulti diretti che mettano in discussione la separazione dei poteri fondamentale per lo stato di diritto sono inaccettabili.

Il caso è previsto per un ulteriore esame da parte della Corte d'Appello di Roma, che determinerà l'ammontare specifico da assegnare come risarcimento, se del caso, e valuterà la validità delle pretese in avanti.

Man mano che le procedure legali si svolgono, le implicazioni di questa sentenza influenzeranno probabilmente future interpretazioni giuridiche e azioni governative riguardanti i diritti dei migranti in Italia.
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