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Friday, May 23, 2025

I leader europei esortano Israele a consentire l'ingresso immediato degli aiuti a Gaza in mezzo alla crisi umanitaria.

I leader europei esortano Israele a consentire l'ingresso immediato degli aiuti a Gaza in mezzo alla crisi umanitaria.

Sette nazioni europee chiedono la fine delle ostilità e l'accesso per gli aiuti umanitari mentre la carestia incombe su Gaza.
DUBLINO — I leader di sette paesi europei hanno lanciato un severo avvertimento venerdì riguardo alla grave situazione umanitaria a Gaza, dove migliaia potrebbero affrontare la fame a meno che non venga permesso l'aiuto immediato.

La dichiarazione congiunta, rilasciata dai capi di stato di Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Slovenia e Spagna, ha enfatizzato l'urgenza della situazione, dichiarando che Israele deve revocare le sue restrizioni sull'aiuto umanitario e cessare le sue operazioni militari in corso nella regione.

L'appello è seguito a un recente avviso del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, che ha riportato che circa 470.000 residenti di Gaza stanno attualmente affrontando una fame catastrofica.

Il rapporto ha evidenziato che oltre 116.000 tonnellate metriche di aiuto alimentare sono state bloccate da quando Israele ha intensificato le sue azioni il 2 marzo, contribuendo a questa crisi imminente.

Nella loro dichiarazione, i leader europei hanno espresso una condanna collettiva della catastrofe umanitaria che si sta svolgendo a Gaza, con oltre 50.000 vittime segnalate.

Hanno insistito sul fatto che senza un intervento immediato, la situazione potrebbe peggiorare significativamente nei giorni a venire.

Con l'escalation delle tensioni, Israele ha mantenuto la sua posizione, sostenendo che è necessario creare percorsi sicuri per l'aiuto che impediscano che le forniture vengano sequestrate da Hamas.

Rapporti indicano che Israele sta lavorando per stabilire nuovi centri di consegna dell'aiuto sotto supervisione militare per garantire la distribuzione sicura dell'assistenza umanitaria.

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha espresso che questo approccio, sostenuto dagli Stati Uniti, mira ad eliminare il potenziale per Hamas di beneficiare di tale aiuto.

L'appello dei leader europei ha anche affrontato preoccupazioni più ampie riguardo alle politiche militari di Israele nella regione.

Hanno citato un aumento degli incidenti di violenza da parte dei coloni, l'espansione di insediamenti considerati illegali secondo il diritto internazionale e azioni militari intensificate contro le comunità palestinesi come fattori che contribuiscono al deterioramento delle condizioni per i palestinesi, sia a Gaza che in parti della Cisgiordania.

I leader hanno affermato che qualsiasi sfollamento forzato o tentativi di cambiamenti demografici che riguardano la popolazione palestinese violerebbero il diritto internazionale.

In particolare, hanno fatto riferimento a un cambiamento nel riconoscimento della statualità palestinese da parte dei rispettivi paesi, che in precedenza aveva suscitato una reazione diplomatica da parte di Israele, inclusa la chiusura della sua ambasciata a Dublino e l'espulsione di diplomatici dalla Norvegia.

In sviluppi correlati, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha criticato le recenti operazioni militari israeliane e ha chiesto un'immediata cessazione delle ostilità.

Ha sottolineato la necessità che l'assistenza umanitaria raggiunga Gaza, sostenendo una futura risoluzione basata su una soluzione a due stati.

Le osservazioni di Tajani sono giunte dopo una serie di attacchi intensificati sulla Striscia di Gaza e mentre incontrava vari esponenti politici e diplomatici per discutere il conflitto.

Nel contempo, è in corso una missione umanitaria denominata 'Gaza Beyond the Border', con vari rappresentanti che tentano di consegnare aiuti attraverso il valico di Rafah.

I partecipanti a questa iniziativa hanno condannato l'inerzia percepita delle istituzioni internazionali e hanno chiesto un'immediata mobilitazione per garantire che i civili a Gaza ricevano il supporto necessario in mezzo alla crisi in corso.
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