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Friday, Apr 11, 2025

Emergono divisioni nel voto sulla politica di difesa dell'UE mentre i partiti italiani cambiano posizione.

Emergono divisioni nel voto sulla politica di difesa dell'UE mentre i partiti italiani cambiano posizione.

Il Parlamento europeo sostiene un rinnovato focus sulla difesa in mezzo ai cambiamenti nelle alleanze all'interno del panorama politico italiano.
Strasburgo ha assistito a una significativa divergenza tra i gruppi politici mentre il Parlamento europeo approvava un rapporto sull'attuazione della politica di sicurezza e difesa dell'UE con 399 voti favorevoli, 198 contrari e 71 astensioni.

Al centro del rapporto c'è una riaffermazione del sostegno all'Ucraina e un rinnovato accento sull'agenda di riarmo europea.

Il Partito Democratico (PD) e Forza Italia hanno votato a favore del testo, mentre il Movimento Cinque Stelle e la Lega si sono allineati in opposizione.

Il partito Fratelli d'Italia, guidato dalla premier Giorgia Meloni, ha scelto di astenersi, indicando una posizione complessa all'interno del governo di coalizione.

Carlo Fidanza, il capogruppo di Fratelli d'Italia, ha citato le critiche all'amministrazione americana come parte della motivazione dietro la loro astensione.

Questa mossa ha suscitato una ferma reprimenda da parte della membro del Partito Democratico Irene Tinagli, che ha affermato che la premier non può navigare nei conflitti tra Europa e Stati Uniti mantenendo un ruolo di leadership credibile.

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha tentato di sminuire il dissenso, affermando che posizioni diverse sull'Europa sono accettabili all'interno della coalizione, ma questa prospettiva è stata accolta con reazioni negative da varie fazioni all'interno del PD.

Nicola Zingaretti del Partito Democratico ha espresso preoccupazione che tale disunione potrebbe minare la reputazione internazionale dell'Italia.

Il leader del gruppo europarlamentare ha successivamente emesso una dichiarazione congiunta affermando che una maggioranza divisa indebolisce l'Italia.

Durante la giornata, il PD, che molti si aspettavano mostrasse notevoli divisioni, è rimasto perlopiù unificato, fatte salve due indipendenti, Marco Tarquinio e Cecilia Strada.

Hanno votato unanimemente a favore del rapporto complessivo e del piano europeo di riarmo proposto da Ursula von der Leyen.

Tuttavia, il PD aveva anche inizialmente opposto un emendamento di un membro del Partito Popolare Europeo (PPE) che cercava di incorporare formalmente l'agenda di riarmo nel documento.

Nonostante questa opposizione iniziale, alcune figure di spicco del PD, tra cui Pina Picierno, Giorgio Gori ed Elisabetta Gualmini, hanno espresso sostegno per la strategia di riarmo e hanno successivamente votato a favore del rapporto finale, allineandosi così con la posizione più ampia dei Socialisti e Democratici a favore della politica di difesa.

Con l'escalation delle tensioni relative alla dinamica interna del partito, i membri vicini alla leader del PD Elly Schlein hanno cercato di sottolineare la loro opposizione all'emendamento PPE, sebbene questo voto non sia stato registrato nella tabulazione ufficiale.

Al contrario, l'accordo successivo per sostenere il testo finale è documentato, aumentando le tensioni interne al partito mentre gli elementi riformisti all'interno del PD criticavano le narrazioni contrastanti presentate.

Lorenzo Guerini, riflettendo una posizione riformista, ha sottolineato l'importanza di votare a favore del documento finale in linea con i Socialisti europei, evidenziando un notevole spostamento verso una posizione unificata su questioni di difesa nonostante i disaccordi interni.

Nelle ore successive, i sostenitori di Schlein hanno emesso più dichiarazioni enfatizzando le loro preoccupazioni riguardo alla confusione nel discorso pubblico sulla posizione del partito sul riarmo.

I membri riformisti, inclusa Picierno, hanno criticato questa tendenza a offuscare il messaggio del partito e hanno affermato che il sostegno al testo finale rappresentava un risultato sostanziale per il gruppo.

La serata si è conclusa con il malcontento persistente espresso da Tinagli riguardo alla posizione interna che ha interrotto la percezione dell'unità del PD.

Calenda ha osservato la necessità di chiarezza alla luce dell'attuale panorama politico, sottolineando l'importanza di affrontare questioni fondamentali nell'approccio del partito alla politica estera.
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