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Thursday, Apr 10, 2025

L'UE affronta sfide economiche a causa dei dazi statunitensi e delle dinamiche commerciali.

L'UE affronta sfide economiche a causa dei dazi statunitensi e delle dinamiche commerciali.

Gli esperti economici avvertono contro misure di ritorsione, esortando l'UE a migliorare il commercio interno e a navigare nelle complesse variazioni del mercato globale.
L'Unione Europea (UE) sta attualmente navigando in un panorama complesso, poiché il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annuncia tariffe reciproche, suscitando preoccupazioni circa le potenziali misure di ritorsione da parte degli Stati membri dell'UE.

Tommaso Monacelli, professore di macroeconomia e finanza internazionale all'Università Bocconi, sostiene che se l'UE non adotta azioni di ritorsione, l'impatto complessivo sull'Europa sarà limitato.

Suggerisce che piuttosto che impegnarsi in tariffe ritorsive, l'UE dovrebbe concentrarsi sulla rimozione delle barriere interne e sul miglioramento del commercio tra gli Stati membri, in particolare in vista della sfida competitiva posta dalla Cina.

Monacelli critica il ragionamento dell'amministrazione statunitense per l'imposizione delle tariffe, affermando che l'approccio si basa su un'interpretazione errata del bilancio commerciale e dei deficit.

Sottolinea che l'eccesso di esportazioni dall'UE verso gli Stati Uniti non è un problema di pratiche sleali, ma piuttosto un riflesso delle diverse condizioni economiche, inclusi i bassi tassi di risparmio dei consumatori statunitensi e un clima di investimento robusto che attrae capitali esteri.

Nota che l'attuale alta domanda di beni statunitensi, provocata dalle tariffe, potrebbe rafforzare involontariamente il valore del dollaro, rendendo così le esportazioni statunitensi più costose e potenzialmente ampliando il deficit commerciale che Trump cerca di affrontare.

Inoltre, Monacelli fa notare che i consumatori negli Stati Uniti probabilmente si troveranno ad affrontare prezzi aumentati a causa di queste tariffe, sollevando interrogativi sulle motivazioni politiche dietro tali politiche commerciali, specialmente in vista delle prossime elezioni di medio termine.

Per l'Italia in particolare, Monacelli indica che, sebbene gli Stati Uniti rappresentino un mercato importante, non sono così significativi come quelli per la Germania e la Francia.

Stima che l'impatto sulle esportazioni italiane potrebbe essere di circa 6 miliardi di euro in contrazione per il 2024. Questo effetto è prevalentemente associato a prodotti di nicchia come prodotti farmaceutici, olio d'oliva e formaggi, suggerendo che il mercato potrebbe essere resiliente fino a un certo punto.

Uno studio recente per il Parlamento europeo indica che una tariffa del 20% potrebbe comportare solo un decremento dell'1% del PIL della zona euro nel primo anno, soprattutto considerando che la potenziale svalutazione dell'euro e politiche monetarie più espansive da parte della Banca Centrale Europea potrebbero mitigare alcuni impatti negativi.

Si sollevano preoccupazioni sulle ripercussioni delle tariffe ritorsive, che potrebbero aggravare le conseguenze economiche.

Monacelli sostiene che l'UE dovrebbe vedere le tariffe statunitensi come un catalizzatore per una maggiore integrazione del mercato interno e ridurre i costi impliciti all'interno dell'unione, affermando che migliorare il commercio intra-UE potrebbe compensare eventuali perdite nel mercato statunitense.

Le potenziali ripercussioni del mirare a grandi aziende tecnologiche in risposta alle azioni statunitensi hanno anche suscitato dibattito.

Monacelli avverte che adottare politiche contro le grandi tecnologie potrebbe ostacolare la produttività e isolare ulteriormente l'UE economicamente, sottolineando la necessità di un maggiore impegno con i mercati globali.

Indica che l'attenzione strategica dovrebbe spostarsi verso le sfide poste dalla Cina, dove le tariffe sono significativamente più alte rispetto a quelle imposte all'UE, aumentando così la competitività cinese nel mercato europeo.

Monacelli conclude sottolineando la necessità per l'UE di attrarre investimenti diretti, particolarmente in settori come la produzione automobilistica, per mantenere vantaggi competitivi e garantire resilienza economica in un panorama globale sempre più complesso.
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